Alessio Nebbia

Dal 1972 al 1979

La Revue Moderne des arts et de la vie, 1972

"A la pointe de la sensibilité et du rêve éveillé, Alessio Nebbia peint dans une sorte de mystère incantatoire sa propre vision des paysages qui lui sont chers. Etranges sensations hivernales, automnales ou solaires. Etonnants infinis comme ouatés, de songe presque impalpable".
Galerie Mouffe, Paris

Il lavoro, 1972

"Una pittura delicata, fine, poetica che indaga soprattutto sulle luminosità dei freddi paesaggi invernali piemontesi , ritratti nella loro essenzialità formale. Volumi di case che emergono timidi e distanti dalla silenziosa nebulosità di una nevicata mattutina in cui neve ed atmosfera sono ancora vergini da contaminazione umana."

Il Secolo XIX, 1973

"......infine il migliore Alessio Nebbia che .......propone nebulosi paesaggi di poesia".

A.C. LE FLAMBEAU, 1973

A.C., Alessio Nebbia dans Le Flambeau, 1, 1973, pagg. 53-62, Panoramas des arts valdôtains, "Le "chiarismo" de Nebbia a peu de choses à partager avec le courant traditionnel de ce nom...... La couleur, chez Nebbia, n'est pas renonciataire à proprement parler: elle existe, disons, par sublimation. Ce sont des paysages de l 'âme qui, grâce à leur élaboration tecnique particulière, ardue et complexe du point de vue pictural, veulent devenir des pays du souvenir, perdant en incisivité chromatique. Mais la trame du dessin ne prévoit ni dispersion, ni contraintes expressionistes: une netteté et une vigueur rationnelle bloquent la vision dans son objectivité qui s'oppose à l'amorphe." Il s'agit "d'une conquête expressive de délicatesse et d'élégance aimables et originales".

Piero Carlesi, 1976, LO SCARPONE

"Dipinti dalle linee delicatissime, colori appena abbozzati, sensazioni di grande pace, tenui nevicate. Compagno di cordata di Gigi Panei, di Vaglienti, Calosso, Rey, Rivetti e Brocherel saliva le montagne per ritrarle, sia con il pennello sia con la pellicola".

Luigi Carluccio, 1976

"Nella pittura di Alessio Nebbia l'dea della bellezza non si manifesta mai disgiunta da un'idea di umiltà, persino di povertà, nel senso più sacro della parola. C'è un sentore metafisico nella pittura di Nebbia. In certi dipinti, il chiarore astrale della luna che sorge dietro il profilo dei monti, si spande nel nostro campo visivo come una tenera marezzatura che ha i lustri dei fiocchi di seta.

"La materia morbida candidamente sofisticata, una materia pittorica che sembra realizzata attraverso strati finissimi di garza colorata, i quali costituiscono un filtro leggero ma compatto, una materia che trattiene un istante e che insieme lascia passare la luce colorata".

"Altre volte, nei bellissimi dipinti di paesi sotto la neve, l'immagine pittorica assume poco a poco la luce dei presepi, collocati anch'essi nel cuore di una scena cui fa da velario la cortina della neve che è caduta o che cade ancora. Diventa così una notte bianca, sospesa sopra la resurrezione della vita."

"Cifra stilistica caratteristica di Nebbia è la sostanza pittorica rarefatta, filtrata come «attraverso strati di finissima garza colorata», che esplora con toni crepuscolari vie intime del tema paesistico."

Piemonte vivo, 1976

Nel numero 3 del 1976 viene recensito, a pagina 62, il volume monografico intitolato a "Alessio Nebbia" con testo di Luigi Carluccio.

Monografia, 1976

Nel 1976 è stata pubblicata una monografia sulla pittura di Alessio Nebbia con 62 tavole a colori e testo critico di Luigi Carluccio, esperto torinese d'arte.

Tersilla Gatto, 1979, Gazzetta del Popolo

La tecnica scaltrita delle velature sfuma morbidamente l'immagine, filtra le luci, smorza i toni, avvolgendo in una luminosità diffusa gli elementi paesistici case, alberi, profili d'orizzonti, rare presenze umane. Il fascino dei paesaggi di Nebbia è in questo loro trasparire, ma non rilevarsi appieno, in questo farsi intuire, sollecitando il sogno.Il soggetto - reale, concreto, individuato - nella traduzione pittorica si stempera, si fa irreale, si veste a volte di effetti fiabeschi.L'artista coglie la quiete distesa dei paesaggi ovattati di neve, la solitudine delle cime eccelse, l'incanto della luna sorgente che segna i profili dei monti o di un tramonto riflesso nel mare. Domina le tele la ricerca del silenzio, che è contemplazione e riflessione e sogno. Vi aleggia, talora, uno stupito e sospeso senso di attesa.

Pier Battista Quarello, 1979, GIOVANE MONTAGNA

"Nel 1925 egli è approdato in questo estremo lembo della Valle d'Aosta attratto dalla superba catena di montagne che lo recingono....E' giunto ai piedi del Monte Bianco ricco solo della passione per la vita montana, per l'alpinismo, per la fotografia e la pittura alpina. C'era allora a Courmayeur, sulla strada principale, un ampio locale spoglio e incurato: è in questo locale che nacque la "bottega d'arte alpina", che divenne presto anche salone di mostre dei maggiori pittori di montagna".

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